1963 ALFA ROMEO GIULIA SPIDER PROTOTIPO

Nei sogni di ogni appassionato di auto d’epoca c’è sempre la fantasia di ritrovare, magari abbandonata in un vecchio granaio, un modello raro, un prototipo, un esemplare unico di cui si son perse le tracce e la memoria. Non succede quasi mai, ma quando succede…

La sfida più grande è quella di impegnarsi nel ricostruire la storia dell’auto attraverso una meticolosa ricerca di testimonianze (o di testimoni) e di documentazioni fotografiche perché, diciamocelo chiaro, un restauro deve essere fatto con scrupolo e perfetta conoscenza della materia, il “fai da te” non porta a nessun risultato oltre a danneggiare il valore storico della vettura.

La storia di questo prototipo Alfa Romeo Giulia Spider nasce più o meno così e solo grazie alla scrupolosa meticolosità nel restauro del noto collezionista Corrado Lopresto è tornata a splendere come quando uscita dal Centro Stile Alfa Romeo.

La vettura viene “ritrovata” presso un “demolitore-conservatore” molto noto nell’ambiente dei collezionisti, proveniente direttamente dall’Alfa Romeo. Dovendo liberare i locali del Portello l’Alfa offrì al R.I.A.R. (il Registro Storico Alfa Romeo) di acquisire le auto ed i pezzi di ricambio. Per motivi fiscali il RIAR non poteva farlo quindi si rivolse ad un commerciante esterno che si impegnò a cedere le vetture ai soci del Registro.

Nel lotto di vetture c’era questa spider il cui numero di telaio (AR*10503*00002*) non era riconducibile a nessun modello prodotto da Alfa Romeo. AR sta, ovviamente, per Alfa Romeo; 10503 è la sigla del progetto dove 105 indica la Giulia e le derivate, le altre due cifre identificano il modello. 00002 indica il secondo esemplare prodotto.

L’unica cosa certa era che il pianale derivava dal modello Giulia. La determinazione della genesi del prototipo era uno dei punti cardine del progetto di restauro di Lopresto. La vettura presentava punti in comune con una spider prototipo di Bertone (desunti da una foto), vale a dire le stesse proporzioni e lo stesso tipo di porte, ma aveva il frontale ed i gruppi ottici posteriori della Sprint GT.

Quindi furono avanzate altre ipotesi: si pensò ad un intervento di Michelotti e la OSI visto il trattamento del frontale simile alla 2600 DeLuxe prodotta proprio dalla OSI, ma il figlio dello stilista non trovò alcuna documentazione nel suo immenso archivio.

Lopresto allora decise di rivolgersi a Maurizio Tabucchi, all’epoca presidente della commissione tecnica nazionale auto dell’ASI ed grande esperto di Alfa Romeo. Tabucchi esaminò la spider autenticandone l’originalità e nella sua perizia confermò che l’auto somigliava ad un prototipo di Bertone disegnato da Giugiaro, ma con frontale e posteriore diverso forse opera del Centro Stile Alfa Romeo. Inoltre si scoprì che sotto la vernice bianca ce n’era un’altra di colore bronzo metallizzato che doveva essere il colore originale.

Fu proprio il Centro Stile Alfa Romeo nella persona di Wolfgang Egger, grande appassionato e cultore dell’automobile, a dare finalmente un’identità definitiva alla vettura. Tramite una ricerca condotta tra gli ex collaboratori del Centro Stile si è scoperto che le modifiche sul frontale e la coda del prototipo di Bertone furono eseguite da Ernesto Cattoni, oggi famoso fumettista, ma per 35 anni designer all’Alfa Romeo. Il designer aveva eseguito le modifiche al prototipo per rendere un’eventuale produzione della vettura più fattibile e meno costosa, ma anche per mantenere un certo “family feeling” con il modello 2600 DeLuxe.

L’ipotesi più attendibile sul motivo della costruzione di questo prototipo riguarda la volontà dell’Alfa Romeo di costruire in autonomia anche le “versioni derivate” dei suoi modelli, viste le aumentate capacità produttive del nuovo stabilimento di Arese. Ma la storia ha preso un’altra strada: il grande successo della Giulia saturò le linee produttive di Arese e la produzione dei modelli derivati venne affidata a carrozzieri esterni.


Fonte: Buonocunto Mario
Image Credit: Alfa Romeo - Collezione Lopresto